sabato 5 aprile 2014

O croce, donato di Amarti !!!!!!!

«O Croce, donaci di amarti» di Maria Luisa Minelli 02/04/2014 - Terzo appuntamento quaresimale dell'arcivescovo Scola con la Diocesi. «Padre perdona loro» è il titolo delle stazioni. Perché guardando le sofferenze di Cristo, ci si rende conto che si può banalizzare il male. E che «la vita è una cosa seria» L'arcivescovo Angelo Scola durante la meditazione quaresimale. Un corpo sofferente eppure luminoso, icona di luce ormai "oltre" il dolore. È l’immagine di Gesù crocefisso di Pietro da Velate ad accompagnare il terzo e penultimo appuntamento che l’arcivescovo Angelo Scola propone alla città di Milano come cammino di riflessione quaresimale. Una vetrata del Duomo che risale al XV secolo e che raffigura un Cristo che ha vinto la morte e si innalza ormai distante da quelle lance tese verso di lui, trofei di un’atroce violenza inutile, sconfitta. «Ciascuno di noi, almeno dei più anziani come me, ha ben in mente l’agonia di qualcuno dei propri cari, lo strazio di essere lì, accanto a loro, ma incapaci di risparmiargli anche solo un istante di quella lotta durissima e solitaria». Così l'Arcivescovo inizia la riflessione: «Ma da quel drammatico pomeriggio sul Calvario di duemila anni fa, nessun uomo che muore è solo». Non è un’illusione, non è una favola. Gesù è con tutti gli uomini che muoiono, condivide ogni spasimo, si dona e li per-dona. «Quel “per” inserisce un moltiplicatore infinito». E sono proprio le ultime parole di Gesù «Padre, perdona loro» a dare il titolo alle quattro stazioni della Via Crucis che ripercorrono le ultime tappe del cammino doloroso di Gesù, fino alle terribili ore della sua agonia. Nella prima stazione della serata, «Gesù incontra le donne di Gerusalemme». Anche qui, sul Calvario, ancora un incontro. «Le ore della Via Crucis, come gli anni della vita pubblica di Gesù, sono piene di incontri. Quasi che il metodo con cui il Signore ha voluto farsi presente agli uomini ci fosse consegnato come estrema, preziosa, eredità. Gesù si svela a noi e svela noi a noi stessi attraverso l’incontro», commenta Scola. Un incontro che, però, lascia spazio ad un avvertimento: «Non piangete su di me, ma su voi stesse e sui vostri figli» recita il Vangelo di Luca. Tra i brani scelti per questa stazione, un commento del Papa Benedetto XVI: «Non è forse un rimprovero rivolto ad una pietà puramente sentimentale, che non diventa conversione e fede vissuta? Guardando le sofferenze del figlio vediamo tutta la serietà del peccato». «La vita è una cosa seria», commenta l'Arcivescovo. Un ammonimento a noi, che in parte per la nostra congenita fragilità e in parte per il contesto culturale in cui siamo immersi, «siamo portati a banalizzarla, a mettere il silenziatore sulla responsabilità delle nostre azioni o a scaricarla su persone e circostanze fuori di noi». Ed è questa la grazia che il gesto della Via Crucis perpetua instancabilmente: «È uno spettacolo la Croce perché costringe a guardare, ci muove non solo alla superficie». Poi “Gesù cade la terza volta”, il profeta Isaia ci pone davanti alla positiva iniziativa di Dio verso il dolore e la morte. Eppure «non è masochismo, ma l’andare fino in fondo nel dono di sé per amore, “sapendo di non restare confuso” (Is 50,7); certo, come un bambino che, saldamente ancorato alla mano del padre, va incontro a tutto», commenta l’Arcivescovo. E riprendendo un brano del beato Giovanni XXIII: «Impariamo da lui a non muovere lamento, “a voler bene a tutti. Mi capite? A tutti, anche a quelli che ci fanno del male o ce ne hanno fatto”». Terza stazione della serata: “Gesù spogliato delle sue vesti”. Siamo davanti ad un Cristo «Nuovo Adamo», la sua nudità fa riflettere sulla perdita del pudore della nostra società, dove il corpo non è più considerato nella sua natura relazionale, non è più segno di comunione con Dio. «La com-passione totale di Cristo - Essi non ti hanno lasciato niente, o Signore… Hanno preso tutto (Paul Claudel) - che si lascia spogliare di ogni suo diritto divino, restituisce al nostro corpo la sua dignità originaria e lo destina alla resurrezione. Quante decisive conseguenze della spogliazione del Redentore!». San Paolo le riassume: «Il corpo è per il Signore e il Signore è per il corpo» (1Cor 6,13). Infine, il Vangelo di Luca ci pone davanti a “Gesù inchiodato alla croce”. Ecco cosa ci dice quel corpo crocefisso: lui ci ha già anticipati, la resurrezione con Cristo è la nostra speranza, fonte dell’energia quotidiana. Per questo possiamo pregare con San Bonaventura: “Anima mia, se mai ti accadrà di soffrire crudeltà, tristezza, dolori, pene alza a lui il tuo sguardo (…) Egli ti ama, ti guarda e ti ha riscattata, cammina con lui e vivi per lui. Ammira, ringrazia, ama, loda e adora”. «Padre, perdona loro» Così l'Arcivescovo conclude l'omelia: «una delle ultime, preziose parole di Gesù sulla croce è spesa per ribadire, ancora una volta, la misericordia», un’esperienza indispensabile per l’uomo. «Noi ti ammiriamo e ti rendiamo grazie. O Croce di Gesù (...) noi ti adoriamo: donaci di amarti».

mercoledì 27 novembre 2013

Il coraggio di guardarsi dentro !!!

Mentre mia moglie mi serviva la cena , le presi la mano e le dissi:'' Devo parlarti''.Lei annui e mangio' con calma.La osservai e vidi il dolore nei suoi occhi....quel dolore che all'improvviso mi bloccava la bocca...Mi feci coraggio e le dissi:'' Voglio il divorzio''.Lei nn sembro' disgustata dalla mia domanda e mi chiese soavemente: '' Perche'?''.Quella sera nn parlammo piu' e lei pianse tutta l a notte.Io sapevo che lei voleva capire cosa stesse accadendo al nostro matrimonio, ma io non potevo risponderle ....aveva perso il mio cuore a causa di un'altra donna ...Giovanna!Io ormai non amavo piu' mia moglie...mi faceva solo tanta pena...mi sentivo in colpa, ragion per cui sottoscrissi nell'atto di separazione che a lei restasse la casa, l'auto e il 30% del nostro negozio.Lei quando vide l'atto lo strappo a mille pezzi ! ''Come ?! avevamo passato dieci anni della nostra vita insieme ed eravamo ridotti a due perfetti estranei?!''.A me dispiaceva tanto per tutto questo tempo che aveva sprecato insieme a me ...per tutte le sue energie....pero' non potevo farci nulla...io amavo Giovanna!All'improvviso mia moglie comincio' a urlare e a piangere ininterrottamente per sfogare la sua rabbia e la sua delusione....l'idea del divorzio cominciava ad essere realta'.Il giorno dopo tornai a casa e la incontrai seduta alla scrivania in camera da letto che scriveva...non cenai e mi misi a letto...ero molto stanco dopo una giornata passata con Giovanna.Durante la notte mi svegliai e vidi mia moglie sempre li' seduta a scrivere...mi girai e continuai a dormire.La mattina dopo mia moglie mi presento' le condizioni affinche' accettasse la separazione.Non voleva la casa, non voleva l'auto .tantomeno il negozio...soltanto un mese di preavviso..quel mese che stava per cominciare l'indomani.Inoltre voleva che in quel mese vivessimo come se nulla fosse accaduto!Il suo ragionamento era semplice : ''Nostro figlio in questo mese ha gli esami a scuola e non e' giusto distrarlo con i nostri problemi''.Io fui d'accordo pero' lei mi fece un ulteriore richiesta.'' Devi ricordarti del giorno in cui ci sposammo , quando mi prendesti in braccio e mi accompagnasti nella nostra camera da letto per la prima volta...in questo mese pero' ogni mattina devi prendermi in braccio e devi lasciarmi fuori dalla porta di casa ''.Pensai che avesse perso il cervello , ma acconsentii per non rovinare le vacanze estive a mio figlio per superare il momento in pace.Raccontai la cosa a Giovanna che scoppio' in una fragorosa risata dicendo: ''Non importa che trucchi si sta inventando tua moglie...dille che oramai tu sei mio...se ne faccia una ragione!''.Io e mia moglie era da tanto che non avevamo piu' intimita', cosi' quando la presi in braccio il primo giorno eravamo ambedue imbarazzati ....nostro figlio invece camminava dietro di noi applaudendo e dicendo:'' Grande papa', ha preso la mamma in braccio!''.Le sue parole furono come un coltello nel mio cuore....camminai dieci metri con mia moglie in braccio ....lei chiuse gli occhi e mi disse a bassa voce:''Non dirgli nulla del divorzio ..per favore...Acconsentii con un cenno , un po' irritato, e la lasciai sull'uscio.Lei usci' e ando' a prendere il bus per andare al lavoro.Il secondo giorno eravamo tutti e due piu' rilassati ...lei si appoggio' al mio petto e..potetti sentire il suo profumo sul mio maglione.Mi resi conto ch era da tanto tempo che non la guardavo ....Mi resi conto che non era piu' cosi' giovane...qualche ruga ..qualche capello bianco....!Si notava il danno che le avevo fatto!ma cosa avevo potuto fare da ridurla cosi'?Il quarto giorno , prendendola in braccio come ogni mattina avvertii che l'intimita' stava ritornando tra noi....questa era la donna che mi aveva donato dieci anni della sua vita, la sua giovinezza, un figlio....e nei giorni a seguire ci avvicinammo sempre piu' .Non dissi nulla a Giovanna per rispetto!.Ogni giorni era piu' facile prenderla in braccio e il mese passava velocemente.Pensai che mi stavo abituando ad alzarla , e per questo ogni giorno che passava la sentivo piu' leggera.Una mattina lei stava scegliendo come vestirsi...si era provata di tutto, ma nessun indumento le andava bene e lamentandosi disse:''I miei vestiti mi vanno grandi, ''.Li' mi resi conto che era dimagrita tanto...ecco perche' mi sembrava cosi' leggera!Di colpo mi resi conto che era entrata in depressione...troppo dolore e troppa sofferenza pensai.Senza accorgermene le toccai i capelli ...nostro figlio entro' all'improvviso nella nostra stanza e disse :'' Papa' e' arrivato il momento di portare la mamma in braccio( per lui era diventato un momento basilare della sua vita). Mia moglie lo abbraccio' forte ed io girai la testa ...ma dentro sentivo un brivido che cambio' il mio modo di vedere il divorzio.Ormai prenderla in braccio e portarla fuori cominciava ad essere per me come la prima volta che la portai in casa quando ci sposammo...la abbracciai senza muovermi e sentii quanto era leggera e delicata ...mi venne da piangere!L'ultimo giorno feci la stessa cosa e le dissi:'' Non mi ero reso conto di aver perduto l'intimita' con te....Mio figlio doveva andare a scuola e io lo accompagnai con la macchina...mia moglie resto' a casa.Mi diressi verso il posto di lavoro ..ma a un certo punto passando davanti casa di Giovanna mi fermai ..scesi e corsi sulle scale...lei mi apri' la porta e io le dissi:''Perdonami..ma non voglio piu' divorziare da mia moglie...lei mi guardo' e disse: Ma sei impazzito?Io le risposi :'' No...e' solo che amo mia moglie...era stato un momento di noia e di routine che ci aveva allontanato ..ma ora ho capito i veri valori della vita , dal giorno in cui l'ho poortata in braccio mi sono reso conto osservandola e guardandola che dovevo farlo per il resto della mia vita!Giovanna pianse mi tiro' uno schiaffo e entro' in casa sbattendomi in faccia la porta.Io scesi le scale velocemente , andai in macchina e mi fermai in un negozio di fiori.le comprai un mazzo di rose e la ragazza del negozio mi disse: Cosa scriviamo sul biglietto?le dissi:''Ti prendero' in braccio ogni giorno della mia vita finche' morte nn ci separi''Arrivai di corsa a casa...feci le scale entrai e di corsa mi precipitai in camera felicissimo e col sorriso sulla bocca......ma mia moglie era a terra ...morta!.Stava lottando contro il cancro ...ed io che invece ero occupato a passare il tempo con Giovanna senza nemmeno accorgermene.Lei per non farmi pena non me lo aveva detto, sapeva che stava per morire e per questo mi chiese un mese di tempo...si un mese...affinche' a nostro figlio non rimanesse un cattivo ricordo del nostro matrimonio....affinche' nostro figlio non subisse traumi.....affinche' a nostro figlio rimanesse impresso il ricordo di un padre meraviglioso e innamorato della madre." Questi sono i dettagli che contano in una relazione...non la casa....non la macchina....non i soldi...queste sono cose effimere che sembrano creare unione e invece dividono. Cerchiamo sempre di mantenere il matrimonio felice...ricordando sempre il primo giorno di questa bella storia d'amore.A volte non diamo il giusto valore a cio' che abbiamo fino a quando non lo perdiamo.

martedì 24 gennaio 2012

Si può amare quell'uomo?

Si può amare "quell'uomo"? di Pier Paolo Bellini 19/01/2012 - Il comandante «inescusabile», il nostro moralismo e «la strada del dono di sé». Perché la speranza è poter dire un giorno: «Ho desiderato tutta la vita tornare su quella nave...» (dal "Foglio") La Costa Concordia arenata all'Isola del Giglio. “Va bene, comandante”. Non c’è andato, Schettino. Il comandante Gregorio Maria De Falco, della Capitaneria di Porto di Livorno (lo sentiamo tutti) “ha ragione”: sta dicendo semplicemente quello che si impone alla coscienza come “obbligatorio”. Alla coscienza d’uomo. Schettino “deve” fare così. E non lo fa. In maniera plateale, vergognosamente evidente al mondo. Con conseguenze terrificanti. Proviamo e riproviamo a trovare giustificazioni. E non le troviamo (anche i più buoni tra noi), se non la più smaccata, umiliante piccolezza dell’uomo, di “quell’uomo”. Che si è permesso di giocare con patrimoni (vite) di altri, distruggendoli. Per disarmante dabbenaggine. E non basta. Neanche quell’ultimo sussulto, Schettino! Quello che ti avrebbe permesso di andare a letto, la notte maledetta, e di dire “Sono comunque un uomo, perché almeno ho percorso quella dannata biscaggina in senso inverso”. Neppure quel gesto riparatore, redentore, forse, in senso inverso al marciume. Uno spettacolo di umiliazione senza appello dell’uomo, di “quell’uomo”. Per quel marciume emerso platealmente sulle acque terse del Giglio, Schettino è “inescusabile”, come ha dichiarato il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio, incarcerandolo. Ha ragione De Falco. Ha ragione anche Verusio. Ma il marciume del moralismo che rigurgita in noi e che sale fino in gola per trovare sfogo e darci serenità, alla fine non è da meno: scaricare il nostro fardello su ciò che è palesemente marcio non è meno umiliante. È un rito liberatorio, primitivo e disumano di gente che ansiosamente lapida, per non essere lapidata. Perché “quell’uomo” è l’uomo. C’è in ciascuno “quell’uomo”, inescusabile e capace di mentire fino all’ultimo, possibile atto di redenzione. E proprio in “quell’uomo”, di fianco, sotto, prima, dopo, tutt’intorno alla falsità sputata (“va bene Comandante”) c’è una segreta, silenziosa implorazione, che non riesce neanche a prendere forma, tanto è capacità dimenticata o rifuggita: “Perdonatemi”. Perdonami. Tu, a cui ho rovinato l’esistenza: perdonami. Tu, se puoi, perdona un inescusabile. Si può voler bene a un uomo inescusabile? Si può amare l’uomo? Perché, quando si ama un uomo, lo si ama così com’è. Questo è il dramma eterno: per poter amare “quell’uomo” occorre qualcosa di ultimamente “ingiusto” e contemporaneamente “l’unica giustizia desiderabile”, quella per la quale saremmo salvati, saremmo amati. Occorre un terremoto, qualcosa che scombussoli e, nello stesso tempo, realizzi la giustizia. Qualcosa di eccezionale, come un uomo che, nonostante la sua inescusabilità, sia capace di desiderare di fare l’unica cosa all’altezza della sua statura: dare la vita per l’altro. E al Giglio si è visto anche quest’uomo. Ma la strada del dono di sé è quella meno percorsa, meno abbracciata. Si capisce: è la meno probabile. E lapidare “quell’uomo” è sempre un modo astuto e umiliante di evitare la porta stretta. Quanto bisogno abbiamo di incontrare uomini vedendo i quali diventi desiderabile dare la vita per l’altro, per l’uomo marcio che comanda e per il bambino innocente che muore a causa sua! Per “quell’uomo”. Quanto bisogno abbiamo di poter dire un giorno, con sincerità: “Ho desiderato per tutta la vita poter percorrere quella dannata biscaggina in senso inverso”.

sabato 7 gennaio 2012

AUGURIO PER IL NUOVO ANNO 2012 Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jpnes, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani. (Robert Kennedy)